F1: 92 volte Lewis Hamilton

Con il trionfo di domenica scorsa a Portimao, Lewis Hamilton ha nuovamente riscritto l’almanacco dei record F1, superando Michael Schumacher nella speciale classifica dei GP vinti. Nonostante già dagli albori della sua carriera si potesse notare il suo immenso talento, forse in pochi avrebbero scommesso nel 2007 che quel ragazzino inglese di appena 23 anni, con il casco tutto giallo, nel giro di 13 anni avrebbe asfaltato qualsivoglia record. Ma Lewis è abituato a stupire, basti tornare nel lontano 2007, suo anno d’esordio.
La McLaren avera rimpiazzato Kimi Raikkonen, andato in Ferrari, con il campione del mondo in carica Fernando Alonso. Il talento inglese era un predestinato, il cocco di Ron Dennis, ma si credeva che fosse indirizzato, almeno per quella stagione, a fare da spalla al più quotato compagno. Ma così non fu. Nelle prime 9 gare della stagione va sempre a podio, conquistando ben 2 vittorie. Questi risultati lo portarono a condurre a lungo la classifica piloti, fino a l’ultima tappa del mondiale, in Brasile, dove, a causa di un suo errore, perderà l’iride per un solo punto, dietro Kimi Raikkonen e a pari punti con Alonso.
Dopo la scottante delusione per aver mancato il titolo alla stagione d’esordio, la vendetta e la gloria arrivano l’anno successivo, dopo un finale clamoroso, degno del miglior film, con il ferrarista Felipe Massa campione del mondo per 30 secondi, prima che Lewis riuscisse a superare, nelle ultime curve dell’ultimo giro, Timo Glock, restando davanti in classifica per un solo punto, e divenendo il più giovane vincitore del mondiale F1 a soli 23 anni 9 mesi e 26 giorni (record poi migliorato da Sebastian Vettel nel 2010).
Dopo questo trionfo, seguiranno stagioni altanelanti, dove si avvicenderanno prestazioni fenomenali ad errori altrettanto banali, penalizzato anche dalla poca competitività della vettura in alcuni annate, dove però, nonostante tutto, riuscirà sempre a vincere almeno un gran premio.
Ma la svolta nella sua carriera arriva nel 2013. Dopo essere stato escluso per tanto tempo dalla lotta ai vertici, decide di abbandonare la scuderia che lo aveva amato e cresciuto, per accasarsi alla Mercedes. Dopo un inizio difficile, chiude il primo anno al 4°posto in classifica generale, centrando una vittoria e diversi podi. Sarà con il cambio di regolamento del 2014 che la Mercedes instaurerà il suo dominio ancora incontrastato. Proprio in quell’anno Lewis vincerà il suo secondo titolo mondiale, ripetendosi anche nella stagione successiva. Nel 2016 invece, dopo una lunga lotta, senza esclusione di colpi (anche bassi), sarà il suo compagno di squadra e grande rivale degli ultimi anni, Nico Rosberg a conquistare l’ambito titolo.
Nonostante la cocente sconfitta e un ritorno ad alti livelli della Ferrari, Hamilton saprà subito rifarsi, battendo pesantemente Sebastian Vettel sia nel 2017 che nel 2018.
Nelle ultime due stagioni, invece, non ha rivali, e questo non solo perché la sua macchina è un capolavoro di ingegneria, ma perché lui è riuscito ad affinare il suo gigantesco talento, fino a diventare una specie di Cyborg che non sbaglia mai, sempre perfetto. Profondamente ingiusto è chi attribuisce i suoi successi solo alla sua vettura, perché è solo grazie alla somma che esce fuori il totale, un totale che ad oggi dice:
-6 titoli mondiali;
-92 vittorie (record assoluto);
-97 Pole Position (record assoluto);
Oltre al record di punti e podi.
Ma adesso c’è l’ultima grande sfida davanti a sé, quella di superare i 7 titoli vinti da Schumacher. Lui è a 6, quest’anno probabilmente 7, e chissà se nei prossimi anni ci riuscirà. Noi pensiamo di sì.

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