I voltagabbana: forse è meglio che esistono

Sia i 5 Stelle sia il centrodestra promettono agli elettori di introdurre il vincolo di mandato per i parlamentari. Troppi voltagabbana, dicono. Ma oltre ai problemi costituzionali, c’è una questione storica: i cambi di casacca hanno spesso messo al riparo dagli estremismi. Vogliono imporre il vincolo di mandato ai futuri parlamentari. Sia il Movimento 5 Stelle sia il centrodestra del trio Berlusconi-Salvini-Meloni, impegnati a giurare l’un l’altro di non voler fare inciuci dopo il voto del 4 marzo, hanno promesso agli elettori misure drastiche per evitare i continui cambi di casacca alla Camera e al Senato. Talmente drastiche da risultare in contrasto con il dettato della Costituzione, che all’articolo 67 recita testuale: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”. Per Luigi Di Maio, “chi entra in Parlamento con un gruppo e cambia gruppo o se ne va a casa o paga una multa profumata”. Nel programma dei 5 Stelle, viene proposto di modificare i regolamenti delle Camere per scoraggiare o penalizzare chi cambia gruppo. In quello di Forza Italia-Lega-Fratelli d’Italia-Udc si promette direttamente di cambiare la norma costituzionale. “E’ una delle prime cose che faremo”, giura Berlusconi. Il divieto di mandato imperativo è però una garanzia che i costituzionalisti ritengono fondamentale per il regime democratico. Lo sottolineano ancora cinque anni dopo, in un clima elettorale ancora più teso di allora. Essendo il Parlamento il luogo della mediazione degli interessi collettivi del Paese, nessun accordo, nessun compromesso sarebbe raggiungibile in presenza di vincolo di mandato. E’ uno dei principi liberali su cui si fondano le attuali istituzioni repubblicane. Quello su cui però la politica fa presa di questi tempi è il numero impressionante dei cambi di gruppi parlamentari che si sta verificando: l’attuale legislatura si chiude con un numero di passaggi ben superiore ai cinquecento. Ma se il trasformismo fosse anche la cura del male italiano, il calmante dell’innata rissosità degli italiani, sempre pronti a dire il contrario di quello che dicono gli altri e ad attaccar briga per il gusto di farlo?

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