La scuola ai tempi del Coronavirus

La Didattica a distanza, non essendoci alternative condivise, salverà la Scuola in questo periodo emergenziale che sta attraversando il nostro Paese. Tante sono le interpretazioni a favore e contro questa forma di integrazione dei saperi. Nei prossimi giorni si aprirà il tavolo degli accordi per fornire alle scuole i necessari chiarimenti operativi, per evitare ogni forma di abuso nell’organizzazione del lavoro, nel rispetto delle norme contrattuali vigenti e del diritto allo studio. Dopo ANIEF e CISL, anche FLC-Cgil ha firmato il contratto integrativo sulla didattica digitale integrata ed è stato istituito un tavolo permanente di monitoraggio dell’applicazione del contratto sulla DDI. La nota del MI n. 1990 del 5 novembre 2020, ha fornito alle scuole le indicazioni applicative del DPCM del 3 novembre 2020 che, facendo seguito dell’aumento della estensione dell’epidemia da Covid-19, ha ordinato nuove e più severe misure di sicurezza a tutela della salute dei cittadini. Dette misure valide sino a dicembre, sono da considerarsi valide per l’intero territorio nazionale. Nelle istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado l’attività didattica è svolta al 100% tramite il ricorso alla didattica digitale integrata (DDI). Resta salva la possibilità di svolgere in presenza le attività di laboratorio, purché contemplate nei piani di studio e nei quadri orari degli specifici ordinamenti. Nelle cosiddette “zone rosse”, caratterizzate da uno scenario di massima gravità individuate tramite apposita ordinanza del Ministero della Salute (ad oggi Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Calabria), la didattica digitale è estesa in via esclusiva per il 100% anche alle seconde e terze classi delle scuole secondarie di I grado. In Campania, zona ‘’gialla’’ si procede con la Dad per tutti gli ordini di scuola. Anche la Primaria si è adeguata a ciò (dopo il breve rientro in presenza del 26 ottobre scorso) ma si attendono disposizioni regionali più precise dal prossimo 14 novembre. La Dad, in sostanza, è il mezzo che permette alla scuola di funzionare in una situazione eccezionale. Ma non è la scuola, come sostengono molti pedagogisti, e di questo se ne deve tenere conto. In primo luogo incominciando a pensare a come cambiare la didattica di fronte alla sfida tecnologica, e a come farlo in modo uniforme non lasciando gli insegnanti soli nella ricerca di metodi nuovi e personali. Ma soprattutto compiendo ogni sforzo perché la scuola possa tornare il prima possibile a svolgere il proprio compito, anche in una situazione di emergenza.

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