
Nell’antico palazzo della famiglia Scudieri in Ottaviano (Na) soggiornò Matilde Serao (1856-1927), scrittrice e giornalista insigne, per osservare e poi descrivere le tremende giornate dell’eruzione del Vesuvio. Era aprile del 1906, si avvicendava la Santa Pasqua. Una lapide, collocata esternamente al palazzo, sito in Piazza Municipio e recentemente restaurato, ricorda l’importante soggiorno della Serao che nell’opera/diario ‘Sterminator Vesevo’ descrisse la drammatica eruzione del Vesuvio che per 17 giorni con le colate di lava e le piogge di ceneri sconvolse molti paesi, provocando centinaia di morti e portando la paura fino a Napoli.
Nelle Cronache dell’eruzione del 1906 la giornalista scrisse pagine profonde e tragiche su quanto lei stessa vide con i propri occhi.
Il fenomeno, secondo la Serao, fu sottovalutato all’inizio infatti definiva ‘quietissimi’ gli abitanti di vari paesi, non solo gli ottavianesi, ma anche i popolani e le popolane di Boscotrecase, Boscoreale… ‘ nessuno piange e non vi sono volti sparuti e nessuno si lagna, nessuno domanda o pretende niente’.
Tutto era coperto di cenere persino le rose che abbellivano i cappellini delle donne che passeggiavano in piazza. Ma il vulcano rombava… e le cose peggiorarono a tal punto da creare panico persino nei più scettici e coraggiosi. La Serao riferiva che a San Giuseppe di Ottaviano (allora costituivano un unico Comune) erano circa 150 i morti per la tremenda eruzione e che ‘mentre dissotterrano i morti, i cadaveri non appaiono sfracellati: appaiono quasi morti per soffocazione, per asfissia. Sono molte le donne: molti, ahimè, i bambini… Ovunque è passata la lava, la gente era fuggita, ovunque è piovuto il fango la gente ha potuto fuggire, ovunque sono stati pericoli gravi, da Boscotrecase a Torre Annunziata, a Resina, a Torre del Greco, là sono corsi gli aiuti. Qui, qui da Ottaviano a San Giuseppe, attraverso la solitudine, l’abbandono, è passata l’ospite terribile, la Morte’.
Matilde Serao si è distinta per le molteplici e accurate descrizioni dei fatti accaduti in quei Paesi vesuviani che rientrano tuttora nella zona rossa ovvero di estremo pericolo in caso di eruzione. Il lettore, nonostante l’oggettività dei fatti descritti, intravede una profonda umanità, la missione comunicativa promossa dalla Serao come quando nelle Cronache esorta l’arcivescovo di Napoli e il clero perché confortino e infondino ottimismo nel popolo locale, martoriato dall’ eruzione e alle donne di Napoli lanciava questo invito: ‘Donne di Napoli … a cui mai un povero, mai un infelice si è rivolto in vano, … Cercateli questi profughi: essi sono dappertutto … Celebratela, questa Pasqua, nella fratellanza coi miseri!’
Lascia un commento